Un pomeriggio nel laboratorio didattico della FASV di Olivone, con Cristina Gardenghi, mediatrice scientifica
di Sara Rossi-Guidicelli, per la Rivista 3 Valli, aprile 2024
Entriamo in quella specie di chalet di legno che c’è a Olivone, da parte alla chiesa e alle scuole. Dentro c’è un vero e proprio laboratorio attrezzato con stereoscopi, vetrini e pipette; armadi con sostanze chimiche di ogni tipo e camici bianchi a non finire. Per chi? Per gli oltre duemila allievi che ogni anno passano di qui, che stiano frequentando le scuole dell’infanzia o l’università. Infatti la Scuola Alpina della Valle di Blenio è un gioiello raro nella divulgazione didattico-scientifica, associato alla Supsi e in collaborazione con tutte le scuole del cantone ma aperto anche al resto della popolazione.
Un’ingegnera ambientale
Cristina Gardenghi lavora alla Fondazione Alpina per le Scienze della Vita (Fasv) dal maggio dell’anno scorso. Non nasconde il suo entusiasmo: «Ho sempre amato scoprire come funzionano le cose. Con i miei genitori, in particolare con il mio papà, ho imparato a stare fuori, nel bosco e in montagna e a osservare e pormi domande.. Non importa quanto un genitore sa e insegna, conta molto di più quanto ti permette di essere curiosa». Cresciuta a Motto, in Valle di Blenio, ha studiato ingegneria ambientale a Losanna e Zurigo, poi è tornata in Ticino. Oggi si occupa di mediazione scientifica e educazione ambientale.
«Mi piace rendere disponibile la scienza a tutti e tutte», continua. «È come un buon contagio: io mi meraviglio di ogni cosa che si muove o non si muove e provo a trasmettere a chi passa di qui un po’ di questa passione».
È un piacere senza fine, mi spiega, perché, come è noto: più si sa, più ci si accorge di non sapere.
Un ecolaboratorio diffuso
Nel laboratorio di Olivone, oggi vediamo una classe di quinta elementare di Lugano, venuta in visita durante la sua ‘settimana scientifica’. La città di Lugano, proprietaria della Casa Greina di Campo Blenio, ha stipulato un accordo di stretta collaborazione con la FASV. Ogni quinta viene qui una settimana all’anno per fare quello che nel Sottoceneri manca: vivere un ambiente alpino dove sciare (quando è possibile) e studiare in un ‘ecolaboratorio diffuso’, uno dei luoghi meglio conservati della Svizzera, per avvicinarsi alle meraviglie della vita in tutte le sue forme, in particolare legate al prezioso e delicato ecosistema alpino.
Chiedo a due ragazzi che cosa stanno facendo: «Controlliamo la terra allo stereoscopio, per vedere se ci sono esseri viventi dentro. E poi anche il pH, perché se è troppo alto o troppo basso vuol dire che non è una buona terra e non può crescerci niente». Hanno tutti il camice bianco e stanno attentissimi quando Cristina parla con loro.
Chiedo a una ragazza cosa si intende con il termine ‘scienza’: «La scienza è divertimento; è essere liberi di fare esperienze», mi risponde. «È lo studio più approfondito delle cose che non possiamo sapere», aggiunge una sua compagna. «Per me è un’opera d’arte!», parla il poeta della classe.
Durante questa settimana scientifica, andranno anche a osservare sul territorio i segni dei cambiamenti climatici: faranno una passeggiata per vedere l’altezza dell’innevamento, la fenologia degli alberi, cioè in che punto del ciclo di vita sono le piante in questo periodo, l’avanzare di alcune specie adatte a climi più caldi, tra cui alcune piante infestanti; ragioneranno su cosa fa il cambiamento climatico al bosco, al turismo invernale, all’agricoltura, all’allevamento; parleranno di cosa siano la siccità e il ritiro dei ghiacciai, il tutto in un misto tra teorico e osservazione diretta.
Mani, occhi, testa e cuore
Il metodo pedagogico della Fasv è ovviamente improntato all’interazione e all’esperienza personale. Si esce molto, si tocca con mano, si fanno campionamenti o osservazioni dal vivo, si cerca di riflettere e ci si emoziona. Spesso le attività sono concordate con i docenti e spaziano dai microorganismi all’avifauna, dalla flora agli insetti, dall’emergenza climatica al tema dell’energia. «Per me è importante lo scambio che si instaura tra noi», spiega l’educatrice ambientale, «io stessa mi metto in modalità di scoperta, di fascinazione. Se non accendo in me per prima la curiosità, non posso farla attecchire dentro di loro». E per darmi un esempio di come si impara meglio se ci si meraviglia delle cose, mi fa vedere un esperimento chiamato “il dentifricio dell’elefante”, il cui segreto non posso svelare su queste pagine, perché è il finale di molti laboratori che magari anche voi un giorno farete.
Infatti, oltre alle classi di studenti di ogni età, qui un team di otto persone offre doposcuola, colonie estive, proposte per adulti e per famiglie nel tempo libero. I contenuti e il sapere di questa Scuola Alpina sono destinati a chiunque abbia voglia di partecipare. Ci sono corsi di fitoterapia, passeggiate per re-innamorarsi del buio, attività all’aperto per conoscere la vita degli animali nella neve, dei fiori in primavera, del bosco in ogni stagione, delle rocce, e qualsiasi cosa possa appassionarci insieme di scienze, natura e territorio.
«La curiosità mi fa sentire più connessa con quello che c’è intorno a me», conclude Cristina. «E questo mi porta a rispettare di più le altre forme di vita, che siano lombrichi, esseri umani o microorganismi del suolo; mi porta a mantenermi umile, a capire che non sono sola in questo posto e non sono nemmeno la più interessante».